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Alatri – Tarcisio Tarquini: “Quanto costa non avere un nuovo Piano regolatore?”

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 Gli interventi di “Alatri in Comune” continuano. Questa volta il tema trattato è il Piano regolatore Generale

Dopo l’altolà del sindaco Morini sulle incalzanti critiche di Iannarilli circa la mancata redazione di un piano urbanistico generale, sul tema interviene anche Tarcisio Tarquini, leader del movimento ‘Alatri in Comune’ che, rispondendo alle affermazioni del Primo Cittadino circa gli elevati costi per l’elaborazione di uno strumento urbanistico nuovo e moderno, ribalta l’analisi, ponendo, invece, l’interrogativo su quanto costi NON realizzarlo. “Non credo che la crescita di una città sia misurabile solo con il dato degli abitanti” esordisce Tarquini, che prosegue: “Non trovo, perciò, interessante la disputa, su cui ci si è intrattenuti sulla stampa nei giorni scorsi, riguardo i 30 mila abitanti da raggiungere o meno, se non si ragiona anche sul contesto territoriale e sull’assetto urbanistico nel quale essi dovranno risiedere, vivere e lavorare. Finora l’espansione demografica della nostra città è stata sostenuta, verso Frosinone, dagli insediamenti abitativi di Tecchiena, e, nel centro storico, dalla forte immigrazione, soprattutto romena, legata alla richiesta di manodopera della nostra impresa edilizia. Nell’uno e nell’altro caso possiamo parlare ormai di fenomeni del passato e perciò di occasioni mancate…È un tema sul quale torneremo. Ma, intanto, deve essere affrontato da subito un punto che rischia di fuorviare il dibattito sull’urgenza di un nuovo e adeguato strumento urbanistico, pensato per favorire lo sviluppo e incoraggiare la riqualificazione dell’intero territorio. Finora, infatti, si sono sentite solo dichiarazioni sul costo vero o presunto di un nuovo piano regolatore, con cifre sparate ai quattro venti, senza precisare cosa ci sia dietro di esse. Ma, in questioni così delicate, l’improvvisazione e i proclami populistici non possono essere accettati, né se arrivano da chi amministra oggi la città, e neppure se provengono da coloro che si candidano a farlo in futuro. Se il discorso del “governo” del territorio deve essere ridotto ad un mero calcolo quantitativo, alla disputa sul “quanto costa farlo”, allora il discorso precipita drasticamente verso il nulla. È evidente- sottolinea l’esponente di Alatri in Comune- che elaborare un nuovo strumento urbanistico ha un costo, in termini di spesa pubblica. È altrettanto evidente che il costo è proporzionale alla qualità dello strumento elaborato. Il nuovo Piano Urbanistico Generale Comunale (PUGC) da solo non basterebbe per un corretto e dinamico controllo del territorio. È necessario dotarsi anche di idonei supporti informatici, legati al nuovo PUGC, come i Sistemi Informativi del Territorio (SIT), strumenti che sono ormai assolutamente consolidati e che anche Alatri ha il dovere di fornire nel pacchetto di servizi offerto ai suoi cittadini. Tutto questo comporta certamente una spesa (peraltro ammortizzabile in più anni): sui giornali abbiamo letto le stime del sindaco Morini che ha parlato della necessità di un milione di euro. E con ciò è sembrato voler chiudere il discorso, sospingendolo nella stratosfera delle buone ma astratte intenzioni. Iannarilli, rispondendogli, troppo facilmente ha giocato al ribasso e ha ribattuto cifre che oscillano dai 200 ai 300 mila euro. Non vogliamo aggiungerci a questo gioco dei numeri, anche se tutti gli esperti che abbiamo consultato sono stati concordi nello stimare che il milione di euro “minacciato” da Morini è una cifra adeguata per un comune di circa 300 mila abitanti, e assolutamente esagerata per uno dieci volte più piccolo. La domanda che a noi pare più urgente è un’altra- conclude Tarquini- ed è la seguente: quanto costa “non” avere un nuovo piano urbanistico? E il costo dell’assenza di questo strumento è superiore o inferiore al costo che si dovrebbe sostenere per averlo? Le valutazioni di tutti, insomma, dovrebbero concentrarsi sulle opportunità di crescita, e perciò di ricchezza possibile, che un moderno piano urbanistico permetterebbe di offrire a tutti i cittadini, agli imprenditori, ai commercianti, agli artigiani, agli agricoltori. E tutti dovrebbero interrogarsi su quanto pesi sulle nostre casse comunali la mancanza di strumenti informativi che consentano una più equa ripartizione nella gestione dei servizi. O anche considerare se sia vero o meno che ogni ipotesi di rilancio della città, della sua economia e del suo turismo – come pure della sua stessa vita associata – risulti compromessa in partenza dalla clamorosa assenza di uno strumento che ne accompagni e guidi la crescita.

tarcisio tarquini

Ma, prima ancora di questo, dovremmo tutti riflettere sui danni che l’inoperosità di oggi ribalta sulle generazioni più giovani e su quelle che seguiranno nei prossimi decenni: i nostri concittadini di domani che pagheranno, loro sì interamente e senza rinvii, il nostro uso miope della risorsa territorio. Questa “irresponsabilità” ha riguardato tutte le amministrazioni degli ultimi decenni ed è bene esemplificata dalle ripetute varianti adottate nel tempo, sempre estemporanee e spesso in forte odore di speculazione, che hanno stravolto l’assetto della nostra città chiudendola a ogni prospettiva di sviluppo. Il governo del territorio spetta ai cittadini. Scrivere un nuovo piano regolatore è un atto di grande partecipazione popolare e di responsabilità collettiva. Che è un valore capace di calmierare ogni costo e di far tornare tutti i conti a posto”.

 

A.T.