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Rubriche – Genitori che diventano “Angeli”. I Bambini e l’Elaborazione del Lutto.

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A Mamma Imma, oggi “Mamma Angelo”.
Alla piccola Greta che, con gli occhi rivolti al cielo, creda in Favole future.
A papà Alessandro, che nella condivisione delle emozioni, racconterà quelle Favole.

 


 

Genitori che diventano “Angeli”. I Bambini e l’Elaborazione del Lutto.

Un genitore o un affetto che viene a mancare è un super eroe invincibile che perde improvvisamente il suo potere, che abbandona il protagonista e smette di proteggerlo, che rivela una crepa dietro la corazza da Adulto eterno e forte. Il Supereroe abbandona il piccolo protagonista, interrompe la favola, e così, senza alternative, ci costringe a raccontare una nuova storia. Tra le meravigliose favole che possiamo narrare ai nostri bimbi questa è l’unica che non vorremo mai pronunciare eppure dobbiamo, ed in quel momento ogni certezza adulta è messa a dura prova. Dobbiamo ammettere ai nostri bimbi, ed ogni volta anche a noi stessi, che il Supereroe non è invincibile, che nessuno di noi lo è . Difficile togliere l’invincibilità, difficile dirlo ai bimbi, e così abbiamo bisogno di trasformare quell’eroe in qualcosa di ancor più speciale, lo eleviamo ad Angelo, a presenza tra le stelle , a cielo che ci sorride e affianca, lo facciamo diventar qualcosa di ancor più speciale, capace di proteggere da lontano e di non abbandonarci con i suoi nuovi poteri misteriosi. Proviamo ad inventare altre storie perché è veramente difficile dover rivelare il segreto della vita, svelare che non tutte le medicine o le pozioni magiche possono funzionare, dover raccontare di strani malefici che né fatine né medici possono esorcizzare , ammettere che nella battaglia tra il giusto e l’ingiusto, tra i buoni ed i cattivi, a volte perde chi non lo merita. No, nessun adulto vorrebbe dover raccontare questa storia al proprio bimbo, ma arriva un momento nel quale la vita costringe al vero, ci si scontra con la favola ed è nostro “compito adulto” far in modo che quel bimbo costruisca per se una nuova trama con un finale comunque e nonostante tutto positivo. Perché nel diritto di diventar grandi vi è anche il diritto di crescere tra storie non sempre semplici, ma che pur sempre debbono garantire ai nostri bimbi un futuro con mille alternative possibili. Il dolore della perdita è inevitabile e necessario ma si deve “andar avanti”, ed allora Cosa fare? Come fare? Come poter affrontare il lutto? Cosa dire ad un bimbo che perde un genitore o un affetto caro ancor prima del tempo? Non vuol certo esser questa la sede per un analisi psicologica del trauma, ma la Pedagogia deve e può offrire il suo contributo educativo nella gestione di un momento così delicato. Non si è mai troppo grandi per capire una perdita e ci si sente ancor più disorientati quando questa deve esser comunicata ad un figlio piccolo. Non ci sono regole o manuali, ma ci sono buone prassi che possono guidare ed accompagnare nel percorso.

Prioritario , davanti ogni scelta, è ricordarsi che , soprattutto in questi momenti, i bambini hanno bisogno di due cose : Fiducia e Lealtà. Un bimbo che vive una perdita vive una rottura sul suo senso di sicurezza , improvvisamente tutto non è più una favola semplice da raccontare e quel Supereroe sparisce senza possibilità di magici ritorni. Mentire o falsificare la realtà non fa altro che creare un ulteriore rottura nel bisogno di sicurezze; i bimbi ci scoprono sempre quando mentiamo! Dire al bambino la verità è necessario per rassicurarlo, per trasmettergli il messaggio che ha il diritto di soffrire e allo stesso tempo la possibilità di trovare nuove strategie per affrontare il male. Parlare in modo chiaro ci permette di trasmettere la coccola più bella : dare la certezza che non è da solo ad affrontare la sofferenza, quella sofferenza che, seppur omettiamo e nascondiamo, il bimbo sente e percepisce. Occorre trasmettere il messaggio che esistono anche storie brutte, che le favole possono anche esser tristi, che la tristezza ha diritto di esistere e allo stesso tempo esiste uno spazio per cercare insieme il modo di affrontare tutto, che esiste un isola possibile dove poter dirottare ed ove poter vivere comunque nuove avventure . Essere sinceri ed onesti con il bambino  è di fondamentale importanza perché autorizza lo stesso a viversi il Diritto delle Emozioni, lo autorizza a far domande ed evitare che costruisca in se una falsa percezione di ciò che è accaduto. Il Bambino non ha gli strumenti cognitivi e neanche l’esperienza di vita che lo aiuta a comprendere le motivazioni di ciò che accade intorno a lui ma immediatamente si rende conto che “qualcosa è successo”. Quando in famiglia avviene un evento così “brutto”, quando quel “qualcosa accade”, quando “entra la morte” tra i sorrisi del quotidiano, è impossibile nascondere la realtà o posticipare la sua comunicazione. Ogni bimbo ha il magico potere di “leggere i segnali” prima delle parole: l’espressione del volto dei genitori e di chi lo circonda, i cambiamenti nelle abitudini quotidiane della famiglia, l’improvvisa presenza di parenti e conoscenti, il dover esser “espatriato” da amici, il tono della voce spesso impostato, l’emotività elevata che inevitabilmente e giustamente emerge, sono segnali inequivocabili ed il bambino, nonostante finge di giocare nel suo mondo, respira e comprende tutto, sempre! Non dimentichiamo che già dalla pancia si crea un legame empatico e magico con i genitori, dai primi istanti c’è empatia pura, nel crescere facciamo di tutto per render solido quel legame e poi come pretendere che all’improvviso il Bambino creda alle nostre bugie? Spesso fingono di crederci per “farci contenti”, per non metterci nella difficoltà di dover raccontare, ed intanto costruiscono una realtà falsificata di ciò che accade, mettono insieme pezzi percepiti e ascoltati e li trasformano in una storia ancor più brutta di quella che vogliamo evitare di raccontare. Possono iniziar a pensare di essere la causa della morte, credono che magari in qualche modo potevano evitare l’accaduto, di aver sbagliato , che i loro comportamenti ne son stati causa o di non meritare quel genitore o quell’ amore. Altre volte provano rabbia poiché si sentono abbandonati. Possono costruirsi nel tempo strategie difensive inadeguate e mascherare le emozioni fino divenire bombe ad orologeria. Può arrivare la paura che anche gli altri affetti possono morire, e la perdita diventa ossessione e bisogno di controllo. Per fronteggiare tali meccanismi è fondamentale raccontare la “vera storia” seppur giustamente addolcita e sostenuta dalle parole di bimbo. Un adulto che svela è anche un adulto che autorizza ad esprimere il dolore, che sostiene e autorizza a dar sfogo alle emozioni. Garantire affetto, protezione e allo stesso tempo libertà di poter vivere ogni sensazione provata è l’unico modo per iniziar il cammino verso un nuovo ed inaspettato percorso di crescita, l’unico modo per insegnare ai piccoli protagonisti delle nostre favole che comunque esistono nuove avventure da respirare. Nessuno cancellerà il dolore della perdita, niente colmerà il vuoto ma il percorso di crescita ha il diritto di trovar spazio e strategie per proseguire. Chiediamo ai nostri piccoli di tornare a scuola il giorno dopo, di giocare ed esser felici, di proseguire la vita alla ricerca del mondo ancora da esplorare , chiediamo loro di continuare a crescere felici, preghiamo “quell’Angelo” affinché con i super poteri, che per primi speriamo possa avere, protegga quel percorso. Speriamo che il “trauma sia meno dannoso possibile”, ed allora cosa poter fare? Ricordare sempre la regola della Fiducia e della Lealtà, dare ai nostri bimbi lo spazio di viversi il lutto, il diritto di soffrire , il diritto di piangere e attivare meccanismi di difesa naturali, istintivi e soprattutto necessari. Per farlo occorre:

  • Utilizzare un linguaggio chiaro. Parole semplici ma non ambigue, senza creare aspettative irrealistiche. Ad esempio non paragonate la morte al sonno, non offrire la possibilità di aspettare un risveglio purtroppo impossibile. Evitare di prospettare un cielo che cura e che prende con se le persone più buone e più belle ( il bambino potrebbe iniziar a comportarsi male per non esser “rapito dal cielo” oppure temere che tutti i suoi cari affetti siano prima o poi portati via)
  • Non utilizzare metafore o menzogne troppo distanti rispetto a ciò che è accaduto. Giusto addolcire la realtà, giusto evitare troppi dettagli ma non distanziarsi troppo da ciò che è accaduto realmente. Prima o poi il bambino scopre le nostre menzogne e si sente tradito nel patto educativo di fiducia, necessario con gli adulti di riferimento. Non fatelo crescere con la sensazione di non potersi fidare di chi invece dovrebbe esser figura di riferimento.
  • Accogliete ogni domanda, ripetere se richiesto anche più volte i fatti. Il bimbo ha bisogno di metabolizzare quella storia e come in tutte le storie la ripetizione aiuta all’elaborazione. Le domande dei bimbi sanno mettere a dura prova gli adulti, date risposte dove potete e non temete nel dire “purtroppo non conosco questa risposta”. Accogliere non significa saper rispondere a tutto, ammettere i propri limiti aiuta il bimbo a capire di non esser il solo a non capire o a soffrire!
  • Rassicurate che non ci sono colpevoli, che non può accadere anche a lui o alle persone che si amano.
  • Non temere di piangere insieme, condividere anche i momenti di mancanza, verbalizzare quella mancanza, crea il diritto di rivelare il proprio dolore per poi affrontarlo! Verbalizzare la mancanza, nella libertà delle emozioni, mostrare ai bambini i propri sentimenti rispetto al lutto è importante perchè consente loro di imparare che questi hanno un inizio, una durata ed una fine.
  • Vivere i riti di passaggio. Il funerale è il primo rituale che aiuta alla separazione. Non parteciparvi potrebbe essere un danno per il bambino. Essere presente alla cerimonia lo aiuta a rendersi conto di quello che è successo. Il Bambino va preparato a questo evento, spiegandogli dove si terrà, cosa accadrà, senza nessuna costrizione a partecipare ma con la possibilità di farlo. Esser protagonista attivo lo rende parte integrante della famiglia e lo fa sentire non da solo nel lutto, si sente parte di un gruppo capace di sostenersi a vicenda, lo fa diventare parte della sua Famiglia. Dar l’opportunità di scegliere particolari del rito, di lasciare un disegno o una traccia di se. Continuare nei giorni successivi nei rituali che lo aiutano a prender atto dell’accaduto.
  • Un palloncino lasciato andar via è un modo per salutare o un fiore al cimitero un modo per concretizzare.
  • Non spedire i bambini in finti luoghi protetti, spesso si tende a voler congelare loro il momento, così li si manda in un territorio considerato neutro; un amica, un cuginetto o un lontano parente. Ma i bambini, che percepiscono qualcosa stia accadendo in famiglia, in questo modo si sentono traditi nel patto di lealtà, finiscono così per sigillare le emozioni provate o addirittura sentirsi in colpa di aver “giocato” mentre la famiglia era triste.
  • Dare spazio alla memoria. Il bambino nel crescere, potrebbe “temere di dimenticare” di tradire quell’Angelo dimenticando il suo odore, la sua voce, i tratti del volto. Raccontare episodi insieme, raccontare tracce di vita vissuta insieme, accoglie quel timore concede la possibilità di sentir comunque una “vicinanza emotiva”

Dobbiamo sempre ricordarci che il fatto che siano Piccoli non significa che provino emozioni piccole . Occorre quindi preparare i nostri bambini all’idea di morte, occorre raccontare loro la bella favola della vita, fatta di emozioni contrastanti e non sempre felici. Preparare i bimbi alla morte significa accompagnarli nella scala verso la crescita, renderli partecipi in modo attivo e consapevole al proprio percorso di crescita emotiva.

Educare alle emozioni, a tutte le Emozioni, è educare a crescere più di ogni altro insegnamento.

E, nella difficile favola dove un affetto improvvisamente si trasforma in Angelo, con gli occhi rivolti verso le stelle, si offre la possibilità di continuare a crescere, consapevoli che la mancanza non sarà mai colmata ma pronti comunque a respirare a pieno il proprio percorso, verso un possibili favole future.

 

Dott.ssa Monia Morini- Pedagogista-

 

Dovrei scrivere in calce una vasta Bibliografia, potrei farlo, ma voglio invece scrivere GRAZIE ai bimbi che donano le loro emozioni, sono loro ed i loro racconti condivisi a trasmettere il “Come fare”.

 

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