“Dobbiamo imparare molto dai nostri fratelli africani”, questo il succo dell’appello dei due volenterosi ragazzi partiti con le associazioni Libertà di Vivere e AM.I. Africa onlus
“Un’esperienza indimenticabile, che rifaremmo anche ora”. Con queste parole si è conclusa l’intervista a due giovani ciociari, Giada Santoro e Fabio Caperna, che lo scorso 6 dicembre hanno coronato un loro piccolo sogno: andare in Africa per dare sostegno al popolo ruandese. Era qualcosa che bolliva in pentola da parecchio tempo, ma che soltanto negli ultimi mesi i due ragazzi, residenti nella frazione alatrense di Mole Bisleti, hanno deciso di concretizzare. Grazie alla guida dei membri dell’Associazione Libertà di Vivere, che da anni sostiene economicamente molte zone della Ruanda, Giada e Fabio hanno deciso di intraprendere un cammino nuovo, fatto di sacrifici e soddisfazioni, con lo scopo di collaborare a migliorare le condizioni di vita di un popolo che, molto spesso, viene privato della propria dignità.
Accompagnati da Claudio Bianchi, missionario laico della Caritas Diocesana di Frosinone, la loro permanenza in Ruanda è durata quindici giorni, caratterizzati da incontri ed eventi che hanno contribuito alla riflessione e alla loro crescita personale. “Prima di partire avevo paura, ero molto tesa, ma allo stesso tempo ero sopraffatta da un’incredibile voglia di fare. Sai, come quelle volte che pensi di poter spaccare il mondo”, racconta Giada. Le aspettative dei due erano diverse, in quanto ognuno avrebbe voluto apportare il proprio aiuto cercando di raggiungere determinati obiettivi. Fabio sottolinea un contrasto che non pensava di trovare al suo arrivo: “Esci dall’aeroporto e ti ritrovi in una grande città, con negozi, macchine costose, gente ben vestita; basta allontanarti dal centro di due chilometri e ti ritrovi in un altro mondo, dove ciò che incombe è la povertà più assoluta”.
Immagini forti quelle descritte dai due giovanissimi volontari che hanno avuto modo di conoscere le diverse realtà del territorio ruandese anche grazie alla guida di due eccellenze della sanità ciociara, il dott. Luigi Buonaiuto e il dott. Mario Limodio, membri dell’Associazione AmiAfrica – Amore e Impegno per l’Africa, anch’essa attiva in Ruanda da parecchi anni. Oltre a visitare svariati villaggi in città come Kigali, Butare e Gisenyi, il gruppo di medici, infermieri e volontari si è ritrovato ad operare nel villaggio di Rususa, dove ogni mattina Giada e Fabio svolgevano attività di animazione con bambini e ragazzi del posto, e nella scuola di Mushika, che verrà ristrutturata grazie ai fondi che l’Associazione Libertà di Vivere ha raccolto con il concerto svoltosi a Frosinone lo scorso 9 gennaio.
I due giovani, dunque, si sono ritrovati ad affrontare realtà lontanissime dal loro contesto quotidiano: durante le visite presso i centri sanitari locali, hanno conosciuto persone affette da malattie di ogni tipo, in particolare da HIV, fenomeno che in Africa sta diventando sempre più dilagante e che miete tantissime vittime, principalmente donne e bambini che combattono quotidianamente tra la vita e la morte, e lo fanno con il sorriso e con tutte le forze che hanno, seppur minime. “Di fronte a casi di vita disperati, ti senti impotente, inutile; vorresti fare tanto, ma in fondo non ci riesci. L’unico mezzo che hai a disposizione è il sorriso e quel calore umano di cui i nostri fratelli d’Africa hanno davvero bisogno”, commentano i due ragazzi. Ed è così, può sembrare poco, ma un semplice sorriso può ridare serenità a coloro che non ce l’hanno, soprattutto se vivono di stenti e conoscono perfettamente il significato della parola povertà. Malgrado la fame, le guerre, le ingiustizie, il popolo africano riesce ad affrontare la vita con forza e positività, qualità che, molto spesso, a noi occidentali mancano.
Ciò che ha lasciato il segno a Giada e Fabio è stato il senso di accoglienza: in qualsiasi posto si recavano, ricevevano un calore particolare, un’ospitalità fuori dal comune. Per non parlare poi della condivisione: rifiutare qualcosa che veniva offerto loro poteva essere interpretato come un’offesa, e di conseguenza, condividere quel poco che gli abitanti di un villaggio offrivano era segno di rispetto, di fiducia, di amore. In altre parole, tutti sentimenti che i due hanno cominciato a considerare da un’altra prospettiva, soprattutto tornando in Italia, all’interno di una società dove i giovani badano spesso al materialismo, alla superficialità, trascurando quei valori che andrebbero riscoperti e messi in pratica.
Alla domanda “Un bilancio della vostra esperienza?”, Giada e Fabio, che hanno espresso la volontà di portare avanti il loro impegno in questo progetto, quasi emozionati, rispondono: “Assolutamente positivo, perché abbiamo avuto modo di crescere sotto ogni punto di vista. Si parte con l’obiettivo di dare, ma in realtà è molto di più quello che si riceve. Non è retorica né tantomeno buonismo: il popolo africano non ha bisogno solo del nostro aiuto economico, ma reclama la nostra presenza, la nostra vicinanza, perché solo così può risollevarsi da tutte le sofferenze che vive quotidianamente. Questo popolo ha il diritto di vivere con dignità. Il nostro tendere la mano può essere determinante”. Chiaro e diretto il messaggio che i due ciociari lanciano ai loro coetanei: è ora di agire, di fare qualcosa, perché stando fermi non impariamo a crescere e a capire che c’è sempre un altro, in qualsiasi posto del mondo, che ha bisogno del nostro aiuto.
Daniele Santobianchi
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