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Rubriche- Personaggi notrani : SIMONE DIANA, il liutaio “magico”

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Da Veroli a New York, un artigiano ciociaro nella Grande Mela

A cura di Stefania Del Monte

 

Da-Veroli-A-BrooklynLa tradizione musicale ciociara può richiamare alla mente strumenti come l’organetto, la zampogna, il martelletto, la ciaramella o il cutufu, ma certamente non violini, viole, violoncelli o contrabbassi. Eppure, proprio grazie alla sua grande abilità nel costruire e restaurare contrabbassi, l’ormai celebre liutaio verolano Simone Diana ha avuto, tre anni fa, l’opportunità di trasferirsi a New York ed entrare a far parte della squadra di Kolstein & Sons, uno dei più prestigiosi negozi di Manhattan.

Il Samuel Kolstein Violin Shop fu fondato nel 1943 a Brooklyn, uno dei quartieri più popolari della Grande Mela e, dopo oltre settant’anni, gode di una reputazione indiscussa per la qualità eccellente sia della manifattura che della riparazione di strumenti a corda. Sotto la guida sapiente di Barrie Kolstein, si avvale oggi di uno staff di una quindicina di esperti specializzati in restauro, marketing e produzione. Un team eccezionale che, con la presenza del liutaio verolano, si è arricchito ancora di più.

Prima di trasferirmi negli Stati Uniti – afferma Diana – avevo già vissuto fuori casa per sette anni, a cominciare da Parma e poi a Reggio Emilia, dove avevo ricevuto la mia formazione presso la scuola di liuteria Bottega di Parma, del Maestro Desiderio Quercetani. Lasciare l’Italia – continua – non era nei miei piani, ma dopo aver avuto l’opportunità di costruire un contrabbasso per il Maestro Gianluca Renzi, che da tanti anni vive a New York, è partita la mia avventura americana. Gli artigiani italiani, in genere, sono molto apprezzati nel nuovo continente e, quando mi si è presentata l’opportunità di lavorare insieme a Barrie Kolstein, ho fatto subito le valigie! È un grande professionista, molto conosciuto in tutto il mondo, e cura strumenti di altissimo valore, soprattutto storico. Nella bottega dove lavoro, ad esempio, c’è il contrabbasso appartenuto a Scott LaFaro. Ovviamente, non è in vendita!”.

Così come la maggior parte dei nostri conterranei, anche Simone Diana ha mostrato un innato spirito di adattamento che, fin dal principio, lo ha fatto sentire a casa anche dall’altra parte dell’oceano. “Non ricordo di aver incontrato particolari difficoltà al mio arrivo. In passato avevo già visitato New York diverse volte, a causa della mia passione per il jazz e, anche all’inizio, l’inglese per me non ha mai rappresentato un grandissimo ostacolo: diciamo che è un problema che non mi sono mai posto. A New York City, poi, credo che sia più facile integrarsi rispetto a tante altre città sia in Italia che nel mondo. Ma questo, naturalmente, è un mio parere...”.

simone diana con barrie kolstein

Malgrado la svolta radicale che ha preso la sua vita, Diana non dimentica però le sue origini e, appena può, ne approfitta per tornare in Ciociaria dalla sua famiglia e rivedere i luoghi a lui più cari: “Torno a casa una volta all’anno, per una ventina di giorni e, il luogo che più amo visitare, fin da adolescente, è l’Eremo di San Domenico, nei pressi della Certosa di Trisulti: è un posto bellissimo, perfetto per trascorrere dei momenti in solitudine”.

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