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Rubriche- “Caso Morganti”, raccontare la cronaca ai bambini

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Rubrica di pedagogia a cura della d.ssa Monia Morini

Parole, tante parole, troppe parole.  Non ho voluto aggiungere parole alle troppe pronunciate. Ho letto, ascoltato e condiviso tracce significative, in una posizione di silenzio e rispetto per una famiglia oggi parte delle nostre famiglie.  Ma c’è stata una bimba ieri che ha fatto una domanda, ed io, da Pedagogista e Madre, debbo e voglio cogliere quella richiesta. Lei, quella bimba, entra nella mia stanza, ha il suo bagaglio di vita con se, dovremmo fare altro, si siede con fare sicuro, mi guarda e chiede “ Tu, conosci Emanuele? Mi spieghi cosa è successo? A catechismo ci hanno fatto fare una preghiera, a danza le mamme ne parlavano….”.

Come spiegare la Cronaca ai Bambini? Cosa raccontare? Un nome, oggi simbolo, “Emanuele”, mille parole, molte difficili da spiegare. Come fare? Cosa Fare? Allertare, nascondere o consapevolizzare?

mi  spieghi cosa è successo?” e come fare se non è chiaro neppure a Noi ? Come far luce tra mille parole? E soprattutto quali parole usare per i figli che crescono in questa cronaca?

Inevitabile non parlarne, inevitabile e necessario affrontare in modo chiaro l’argomento. Non è possibile proteggere i bambini con il non detto, perché i bambini sono spugne emotive, perché hanno antenninne sempre pronte ad ascoltare, perché colgono ed ascoltano anche quando pensiamo  di averli distratti. Il Bambino si accorge sempre quando il genitore nasconde qualcosa di importante, ne percepisce l’esistenza e finge di credere a quelle bugie sileziose; ma in questo modo perde fiducia nel genitore, creando non solo chiusura al dialogo ma anche la pericolosa possibilità di fantasticare sull’accaduto, sviluppando paure ed idee fuori dal supporto genitoriale.

In questo caso, nell’atroce storia di “Emanule”, son talmente tante le fonti di informazione, e tanta la “cattiva informazione”, che il pericolo di esporre i nostri bimbi ad informazioni deleterie è ancor più elevato. Quindi prima di parlarne al bar, in ufficio, davanti la scuola dei nostri figli, con il panettiere o a bassa voce a casa, come se le mura fossero piombate dalla sensibilità dei figli, prima di parlarne con tutti e ovunque, parliamone con i nostri Bambini.

Per proteggerli da storie amare occorre raccontare quelle stesse storie e magari con loro e per loro tracciarne semi importanti per il loro futuro.

Come Fare? Ovviamente non è semplice e scontato, ma educarsi alla comunicazione con i figli, pensarci e dedicar un momento di riflessione sul come fare è già un passo importante nel difficile ruolo adulto che oggi siam tenuti ad assumere.

La riflessione Pedagogica aiuta, proviamo a dirci come:

Attenzione alla “Qualità della Comunicazione”

  • Non aver paura di adottare un tono preoccupato o serio; i bambini sanno perfettamente capire che un argomento importante richiede un atteggiameto degno. Condividere la forza di un emozione è sempre risorsa importante per incentivare i nostri figli a crescere in modo sano nelle loro emozioni. Evitiamo contorti e nebulosi giri di parole. Non servono lunghi racconti, dettagli inutili, finte favolette o abbellimenti colorati. La verità, pur dura, detta con un racconto reale e chiaro. E’ importante utilizzare poche parole, spiegando in modo comprensibile le cose. Diamo la possibilità di comprensione al bambino e lasciamo l’opportunità di far domande.
  • Usiamo il giusto Tempo. Permettiamo ai piccoli il tempo di ascoltare e di farci ascoltare, non parliamone tra le corse del quotidiano o mentre frettolosamente guardiamo il tg o il nostro I-Phon. Non parliamone davanti altri che magari anticipano altre domande e rubano quello spazio necessario di elaborazione e di condivisione di dubbi. Diamo il Tempo anche in seguito di far domande, spesso i bambini hanno un tempo di elaborazione lungo con il bisogno di condividere in seguito le loro perplessità. Chiediamo magari di raccontarci cosa hanno capito lasciando spazio alle loro idee ed evitando pericolose fantasie non reali.
  • Proteggiamoli dalla Paura. I Bambini percepiscono che gli adulti sono allarmati, concitati che si confrontano senza aver risposte chiare. Questo crea uno stato d’allerta verso un modo adulto poco contenitivo. Occorre adottare comunque una posizione di accoglienza, trasmettiamo loro l’idea che il mondo adulto non è alla deriva, che esiste sempre e comunque un margine di protezione, che ogni avvenimento seppur tremendamente negativo può esser punto di partenza per miglioraci.

 

E “di Emanuele” cosa raccontare ?

 

Lascio rispondere con il racconto condiviso con un Bambino:

 

Emanuele era un bravo ragazzo , vivace come me ed i mie amici. Sono di Alatri, ma non lo conoscevo, però adesso un po’ è come conoscerlo. E’ uscito una sera con i suoi amici, in un locale vicino la Piazza. Dicono c’è stata un litigio, dicono l’hanno fatto uscire fuori. Erano tanti e facevano tutti a botte contro di lui. Io ho pensato che i Bulli ci sono, non solo a scuola mia ma anche nelle piazze. Quei bulli che il Tg chiama “Branco” ha talmente esagerato che si è arrivati a far un funerale. Adesso ci sono tante persone che soffrono e soffriranno per sempre. Nessuno quella sera ha chiamato aiuto. La Professoressa ci dice che quando si conoscono dei bulli si deve parlare, oggi capisco perché. Io non ho più paura e poi, sopra ad Alatri, ci vado sempre l’estate, pure da solo, c’è un chiosco e si gioca a pallone, conosco un sacco di gente e non son mica tutti bulli !! Quelli dei Carabinieri e della Polizia con il tempo faranno giustizia ed intanto noi dobbiamo rifletterci. Io potevo esser il fratello, ma ho pianto lo stesso.

 

Emanuele…..che la tua Storia sia seme per un Futuro Diverso.

 Parlerò di Te al mio piccolo Bimbo.

 

Un Abbraccio alla Famiglia.

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