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Editoriale –  Il “caso” del giornalista difensore su Rete4, commento all’analisi di Angelo Astrei

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Dopo diversi giorni dal famigerato episodio di Quinta Colonna, la trasmissione di Rete4 nella quale Del Debbio, Giordano e gli ospiti in studio (politici e tifo ultras), hanno tentato di narrare una Alatri omertosa, collusa e tante altre cose poco piacevoli, oltre che errate, commento indirettamente quanto successo, cogliendo l’occasione offertami dall’analisi “tecnica” fatta da un superlativo Angelo Astrei e che ancora non avevo potuto guardare. Il video di Angelo è lungo perché la scelta di rivedere assieme la puntata, commentandone passo per passo, lo richede ma, credetemi, se siete esperti del settore, amanti della comunicazione, o semplicemente interessati alle cose di Alatri e alla verità, ne vale la pena. Il link del video completo è questo https://www.facebook.com/alatriInComune/videos/1271576752929814/ , io- per praticità- ne allego solo uno stralcio, quello che mi riguarda e che si trova dal minuto 34 in poi (la parte finale).

Devo dire che da professionista della comunicazione e da giornalista, l’analisi fatta da Astrei è davvero competente, fluida, condivisibile nelle premesse e nelle conclusioni. È ovvio che sono anche un po’ di parte, in quanto alatrense e in quanto protagonista involontario della vicenda, ma questo mio giudizio tenta il più possibile di essere “superpartes”. Credo che Angelo abbia centrato molti punti importanti e non mi meraviglia, vista la sua acutezza e competenza in campo comunicativo. Innanzitutto parto dalla sua conclusione, espressa a fine video-analisi: la parte più importante della trasmissione era l’inizio. È lì che si è giocato tutto; è da lì che la narrazione parziale e carica di preconcetti degli autori e del conduttore con gli ospiti, andava interrotta immediatamente. E c’erano solo tre modi: uno preventivo, ovvero non accettare il servizio e l’intervista tagliando, così, la testa al toro e lasciando la trasmissione e i suoi artefici con un pugno di mosche (ma non credo il sindaco si aspettasse l’imboscata, per cui ha forse peccato di ingenuità); il secondo modo era giocarsela bene, senza pensare di gestire tutto autonomamente, invitando la cittadinanza a partecipare anche se, sono sicuro, dalla trasmissione avrebbero trovato un altro modo altrettanto spiacevole e di parte per narrare comunque la città come si confaceva al loro scopo, ovvero fare audience. Il terzo ed ultimo modo era quello di rispondere all’attacco, anzi agli attacchi, con la stessa veemenza, ma questo presupponeva preparazione e professionalità, oltre che tempo, ed essendo una cosa improvvisata era praticamente impossibile. La mancanza di strategia di cui parla Angelo Astrei, quindi, è sì una colpa ma anche e soprattutto una spiegazione, una scusante per ciò che è accaduto. Anche perché tutta questa “ingenuità” è sintomo di una “purezza” e di una “verginità” che la città aveva rispetto a situazioni così tanto più grandi di tutti noi e che, ormai, ha perso nel peggiore dei modi.

A livello personale, anche se ringrazio Angelo per avermi dato il merito di essere stato l’unico ad avere una sorta di strategia comunicativa, devo chiarire che il mio intervento è stato di pancia, da cittadino che stava comodamente sdraiato sul proprio divano, dopo una settimana insonne distruttiva al seguito delle indagini, e che si è sentito salire il sangue al cervello per l’attacco scorretto e violento e antidemocratico che si stava consumando ai danni della città di Alatri perché, e qui lo affermo con forza, in quel momento alla gogna mediatica non c’era Giuseppe Morini come persona, ma tutti noi, la città intera. Ecco che mi sono sentito, come altri miei concittadini, di uscire di corsa e di presentarmi davanti la telecamera, contravvenendo anche alle mie prerogative caratteriali. Tuttavia il mio scopo non era “professionale”, non era rispondere a Del Debbio o agli altri ospiti disinformati, ma di interrompere il massacro che stava andando in onda. E questo, me lo riconosco, è accaduto dal momento che il conduttore, in barba a qualsiasi buona educazione, o regola deontologica e democratica, ci ha censurati e si è ripreso il pallone come fanno i bambini offesi interrompendo la “partita” e lasciandosi anche scappare due offese che, più che rivolte a me, come ha ben detto Angelo, erano rivolte a tutti coloro che sotto una certa età (ho quasi quarant’anni e non credo di poter essere considerato ancora per molto un giovane, almeno in campo professionale) e dalla provincia, si sono sentiti dire che non sono paragonabili ai grandi professionisti che calcano i palcoscenici delle tv o delle redazioni nazionali. Se ci fate caso è stato il conduttore a chiedermi “Allora sta dicendo che siamo arrivati tardi?” ed io ho solo risposto, educatamente, “si, forse siete arrivati tardi” aggiungendo anche un garbato “non per colpa vostra forse” proprio per non dare l’impressione di uno che voleva fare la lezioncina. Ma questo non è bastato ad evitarmi le ironie di Del Debbio e di Giordano che in un tragicomico siparietto, a detta di centinaia di persone che mi hanno scritto o chiamato tra amici, conoscenti ed estranei, hanno fatto una bella caduta di stile. Ringrazio, dunque, Angelo e tutti coloro che hanno riempito il mio profilo Facebook, i messaggi privati e il mio cellulare di attestati di stima che, però, seppur graditi, non mi hanno comunque sollevato da un magone che da quella sera porto dentro, come se quel mio gesto istintivo avesse scoperto una parte di me che, per pudore, sarebbe stato meglio nascondere. Invidio chi riesce a starsene comodamente a guardare uno spettacolo del genere senza sentirsi tirato in ballo e senza farsi coinvolgere, ma il mondo è bello perché vario. Altro che omertà!

 

Andrea Tagliaferri, Giornalista Difensore*

*neologismo creato appositamente per me dal conduttore. Onore al merito.

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