Bambini in rete, quali rischi? PARTE 1
A cura della Dott.ssa Monia Morini, Pedagogista
Questa volta, prima di scrivere l’articolo per la nostra rubrica, oltre a far riferimento alla mia esperienza quotidiana di Pedagogista, mi son addentrata nei meandri di una ricerca dalle variabili molteplici, sia legali che morali, ho riflettuto a lungo sull’ argomento che molto mi sta’ a cuore e che spesso genera scontri ed incontri tra colleghi ed amici con figli. Ho scelto di abbandonare ogni forma di flessibile mediazione, caratteristica pedagogica che in genere assumo, per adottare una posizione chiara e netta.
Nello spasmodico bisogno della condivisione sui social oggi sono protagonisti sempre di più i nostri bambini. Lo fanno i genitori, lo fanno gli amici degli amici e adesso consuetudine anche nelle scuole, come se il pubblicizzare le attività didattiche tramite foto sia garanzia di successo educativo. Sono le stesse maestre, detentrici di esempio educativo, a fotografare il lavoretto da postare con le immagini in primo piano degli studenti operosi, tutti felici durante le gite o le brillanti manifetsazioni scolastiche. A questo punto risulta doveroso, per chi si occupa di educazione, chiedersi se è pericoloso la pubblicazione delle foto dei bambini su Facebook e su altri social network valutando le reali conseguenze sui nostri figli.
Per quanto riguarda l’Aspetto Legale, che paradossalmente in questo caso è il meno allarmante, molte sono le discussioni attuali in merito, in questa sede basta riflettere sul fatto che nel momento in cui si posta una foto di nostro figlio su uno qualunque dei social network si sta’ violando la sua identità digitale.
Non è chiara la normativa in merito, ma un giorno il futuro adulto potrebbe denunciare o quantomeno dissentire. Il Bambino non sceglie di esser pubblicato, siamo noi che scegliamo l’immagine che vogliamo dar di lui, lo stesso potrebbe non esser d’accordo raggiunta la maggiore età. Oggettivamente l’immagine su Facebook del nostro bambino mentre compie un gesto buffo o magari mentre si cimenta in una peripezia da adulto potrebbe compromettere le sue possibilità future o semplicemente potrebbe incontrare la sua non volontà di trasmettere quell’immagine di se. Ogni foto ritorna nel tempo come ricordo indelebile e potrebbe danneggiare scelte lavorative o personali del futuro adulto. Non dimentichiamo che spesso agenzie di lavoro utilizzano tali mezzi per una sorta di indagine fuori campo. Le normative sulla privacy non sono del tutto definite e non sappiamo come evolveranno nel tempo, nel dubbio è meglio affidare l’ immagine dei nostri bimbi, e degli adulti che saranno, agli scatti che loro stessi decideranno di postere. Inoltre l’aspetto legale dovrebbe allarmare chi, nel bisogno convulso della condivisione, posta foto di figli degli altri. La normativa sulla privacy e sul diritto all’immagine dei minori è giustamente severa al riguardo. Solo chi è detentore della patria podestà può scegliere in merito! Attenzione dovuta occorre anche dare alla liberatoria che ogni genitore firma all’inizio di ogni anno scolastico, che sia chiaro che non è assolutamente valida per la pubblicazione delle immagini sui social, a meno che non sia chiaramente esplicitato nel documento firmato. Le scuole sono autorizzate ad utilizzare immagini per siti interni e non per la pubblicazione su “pagine” spesso senza protezione per la privacy !
Ma perché tutta questa attenzione alla privacy?
Si passa a questo punto all’ Aspetto Morale; ogni volta che si decide di taggare o postare un minore deve esser assolutamente chiaro che quell’immagine può esser utilizzata da maleintenzionati. Molti studi in merito oggi riportano i risultati di una ricerca condotta dalla Children’s Safety Commissioner (Commissione Australiana per la sicurezza dei bambini) del governo Australiano la quale elimina qualsiasi dubbio: ”le immagini pubblicate dai genitori sui social media o sui blog di famiglia rappresentano più della metà delle foto presenti su alcuni siti di pedofilia”. In molti archivi per pedofili i bimbi son ritratti in attività quotidiane, dalla scuola, al gioco, allo sport, immagini tutte provenienti da account di inconsapevoli utenti di social come Facebook , Instagram. Le foto vengono copiate e incollate sui siti pedo-pornografici, con tanto di selezione per categoria; “ragazzini che giocano”,”bambine in costume”,”ginnaste”,…. “neonati”. Inoltre le stesse foto sono modificate, con semplicissime applicazioni di fotoritocco, garantendo la riproduzione di immagini pedopornografiche a costo zero. Per le organizzazioni illecite basta un corpicino nudo e tanti volti per aver materiale da vendere a costo zero e con pochi rischi. Libera scelta nel momento in cui scegliete di pubblicare vostra figlia in tutina al suo primo saggio di danza, il primo tuffo di vostro figlio o una bella giornata di sole tutti in costume, consapevoli “semplicemente” che la pedofilia non è lontana da noi, anche tra i nostri contatti potrebbero esserci persone con perversioni segrete. Voglio esser esplicita e diretta, in questo caso non credo nella pedagogia dei mezzi termini; vi farebbe piacere se l’immagine di vostro figlio fosse utilizzata per masturbarsi ? Non credo serva aggiungere altro.
Da mamma capisco perfettamente la voglia di voler urlare la gioia o la straordinaria forza emotiva di alcuni momenti, non voglio cader nell’anacronistico messaggio del vietare a prescindere, inutile voler andar contro corrente in una società che ha una naturale evoluzione.
Da Pedagogista sono fermamente convinta che ci si possa e debba Educare all’utilizzo del mezzo per il rispetto e la tutela dei nostri piccoli.
Credo doveroso a questo punto dare alcuni consigli:
– Per il tuo bimbo sei responsabile delle scelte che prendi e delle conseguenze, ma non per i figli degli altri. Per postare foto di amici o compagni di classe occorre assolutamente il consenso dei genitori.
– Condividere un momento non significa obbligatoriamente esporre foto chiare e nitide dei nostri bambini. Meraviglioso il bisogno di scambio emotivo, ma se veramente lo facciamo per questo, non serve esser eccessivamente chiari nell’esporre “foto documentario”
– Non dimenticare mai che anche l’amico più fidato potrebbe aver perversioni o desideri a noi non palesi. Riflettere sempre con chi si stà condividendo, verificare le impostazioni di privacy e far attenzione alle funzioni che controllano i tag permette di diminuire i rischi di divulgazione ma non elimina totalmente la possibilità all’ esposizioni alla pedofilia
– Non postare mai foto di bambini nudi o in costumi da saggio o da mare. Qualunque posizione si scelga di adottare in merito alla pubblicazione di foto, evitare assolutamente un esposizione così a rischio
– Evitare foto in cui siano chiari le abitudini o i luoghi che il bimbo frequenta. A volte anche un sorriso o una mano può attirare l’attenzione altrui.
–Per le scuole: continuare a postare foto dei vostri piccoli studenti significa esporli inutilmente a rischi quotidiani. Il vostro gesto fornisce coordinate geografiche ed orari precisi dei bimbi a voi lasciati in custodia. Siate consapevoli che li vendete gratuitamente ad un mondo che oramai utilizza di proposito siti scolastici, con i volti da voi forniti, per il mercato pedo-pornografico. Siate voi a dare il primo buon esempio, divulgate le motivazioni che vi spingono a non utilizzare social per le foto, in questo modo il vostro valore didattico verrà misurato in base al messaggio educativo che date e non alla quantità di belle foto che i genitori possono veder da casa.
Preso atto di una maggior consapevolezza legale e morale, ora occorre analizzare un altro punto, purtroppo spesso sottovalutato dagli studi nel settore, ma di fondamentale rilevanza; l’Aspetto Educativo. Da pedagogista e da mamma che usa quotidianamente i social mi son chiesta quali siano le ripercussioni educative nel taggare i nostri figli e la loro quotidianità. Quali ripercussioni potremmo creare nella loro crescita futura? A quali conseguenze educative dovremmo presto affrontare? A tal proposito dedicheremo a breve la prossima rubrica, invitandovi alla riflessione e alla condivisone del vostro punto di vista.
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