Sono capitato quasi per caso in una “conference –call”, come ci piace tanto chiamarle ultimamente presi dal boom tecnologico da Covid19, organizzata da Mariarita D’Amico, dell’Associazione Italiana Etica e Sviluppo (AIES) dove si dialogava con Luca Trapanese, papà (single) di Alba, biondissima e magnetica bambina con la sindrome di Down, autore del libro “Nata per te”. Quella del libro, si è capito fin dal primo minuto del collegamento, non era altro che una scusa per entrare a contatto con una persona, anzi con una serie di persone ed una storia umana molto, molto coinvolgente e densa di significati. Ed è per questo che ringrazio l’amica Chiara Camperi per avermi suggerito questo momento che ha reso la cattività da Covid19 ancora più carica di emozioni, già ridondanti. Avevo letto qualcosa prima di collegarmi su Luca Trapanese ed ero incappato nella descrizione che ne fanno i più, etichettandolo come il primo uomo single e gay che ha adottato una bambina disabile, l’eroe etc etc ma sono bastati cinque minuti di ascolto del suo intervento per capire che qualcosa in quelle “etichette” stonava o, quantomeno, che fossero un po’ limitanti. Luca ha chiarito subito, infatti, di non aver compiuto alcun gesto straordinario, di non essere un eroe e di non aver salvato nessuno, tantomeno la splendida creatura che, oggi, è sua figlia Alba. <<Alba è nata pochi mesi dopo che io feci domanda al Tribunale di Napoli, nella cui domanda barrai qualsiasi casella possibile per dichiararmi aperto, anzi desideroso, di aver in affido un bambino o una bambina, con qualsiasi caratteristica possibile, anche una disabilità. E’ così è stato. Perché dopo tanti rifiuti e ripensamenti da parte di coppie eterosessuali, Alba è arrivata a me e ho capito fin da subito che eravamo fatti l’una per l’altro. L’ho stretta a me ed è stata la prima bambina che ho tenuto tra le braccia, sentendola già mia. Mi sono isolato ed ho voluto viverla da solo, prendendomi tutte le mie responsabilità. E sono stato ripagato>>. Luca ha raccontato del suo percorso, di come è entrato in contatto con il mondo della disabilità fin da bambino accanto al suo migliore amico, fino ad arrivare a vivere qualsiasi problema o disabilità non solo come normalità ma addirittura come arricchimento. E infatti la sua vita è stata totalmente dedicata a persone “speciali”, fino alla fondazione di associazioni che si occupano di disabilità (A Ruota Libera Onlus, La Casa di Matteo, La casa di Anna), fino a creare una comunità (Viticonti) in un piccolo borgo vicino Rocca Monfina in cui i ragazzi, portatori di handicap o disabili di vario tipo, vivono assieme, mettendo a disposizione risorse, mezzi e esperienze l’uno per gli altri, senza alcuno scopo di lucro. Quello che mi ha particolarmente colpito del racconto di Luca Trapanese, e che ha commosso un po’ tutti i partecipanti all’incontro, è la totale assenza del concetto di pregiudizio nelle sue parole e nel suo modo di essere. Quando a domanda di un partecipante, gli è stato chiesto come ha fatto a “perdonare” le tante coppie che hanno “rifiutato” Alba prima di lui, Luca ha risposto che non ha perdonato in quanto non gliene fa una colpa; che è più importante andare a vedere perché socialmente quelle persone, non senza un peso, hanno rinunciato all’OPPORTUNITA’ di avere nelle loro vite Alba, sana, neonata, ma con una particolarità: la sindrome di Down. Ecco, quello stigma, è la cosa centrale su cui Luca ci fa riflettere. A quel punto mi sono permesso io di rigirare il ragionamento sui pregiudizi, chiedendo lui come mai nel suo racconto non abbia mai fatto cenno ad eventuali problemi subìti negli anni per via dei preconcetti sull’essere genitore single, sull’essere gay, sull’essere genitore di una bambina con la sindrome di Down, di essere gay e cattolico/credente e così via. La risposta di Trapanese è stata molto concreta e sincera: <<Perché io non ho mai vissuto episodi di discriminazione per nessuno di quei pregiudizi, perché noi italiani spesso siamo un po’, ipocriti dal momento che ne ho fatto una battaglia pubblica e che sono stato dipinto come l’eroe, tutto il resto è passato in secondo piano, ma comunque è stato utile a porre al centro della discussione il vero tema, la conoscenza del mondo della disabilità>>. La conferenza a distanza è stata chiusa dall’organizzatrice, Mariarita D’Amico, con l’augurio che, non appena liberati dalla cattività imposta dall’emergenza del Coronavirus, Luca e Alba possano essere ospiti in Ciociaria per conoscerli di persona.
Andrea Tagliaferri
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