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Ciociari nel mondo – L’ironia di Riccardo Quattrociocche conquista Praga

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Il giovane regista di origini ciociare ha proiettato il suo cortometraggio nella rassegna IN BREVE ed ha riscosso molto successo.

A cura di Stefania Del Monte

Riccardo Quattrociocche, classe 1993, originario di Giuliano di Roma, è tra i finalisti di IN BREVE, la rassegna di cortometrag

gi organizzata dalla Fondazione Eleutheria e presentata a Praga, in due bellissime serate, il 21 e 22 novembre scorsi. La serata si è svolta nel contesto dell’affascinante Teatro Royal, in una magica atmosfera perfettamente ricreata per l’occasione dal dinamico staff di Eleutheria, alla presenza dell’Ambasciatore d’Italia in Repubblica Ceca, S.E. Aldo Amati, del Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Praga, Giovanni Sciola, e di altre autorità.

 

 

Dopo aver completato gli studi superiori, diplomandosi in ragioneria, Quattrociocche inizia a lavorare come operatore presso studi privati e come assistente operatore per la RAI. Prosegue la sua ricerca nell’ambito dell’audiovisivo all’interno dell’Accademia di Roma RUFA (Rome University of Fine Arts). Dal 2014 sperimenta e realizza vari prodotti, spaziando tra documentari, spot e cortometraggi, nell’ambito del collettivo cinematografico THREEAB. Nel 2016 si aggiudica, al RUFA CONTEST, il primo premio con il cortometraggio sperimentale “Guardarsi”, assegnato dal designer internazionale Karim Rashid.

 

Riccardo, il tuo ultimo lavoro, “Tanto hai quanto speri”, è tra i corti presentati a Praga il 21 novembre. Di cosa parla?

In “Tanto hai quanto speri” l’irruenza del destino ci guida in uno spaccato della periferia romana, per poterne ricavare il valore della speranza. Protagonista uno zainetto colmo di cocaina, che passerà dalle mani di un ciccione innamorato a quelle di una coppia di amici senza aspirazioni, fino ad arrivare addirittura nelle mani di un bambino affascinato dal nuovo contenitore: una statua di Padre Pio. Acciecati dalla voglia di migliorare la loro condizione sociale, i protagonisti diverranno a loro volta vittime delle trappole del fato, scoprendo che non sempre la svolta della vita arriva accompagnata dalla speranza stessa.

 

La reazione del pubblico, alla proiezione, è stata molto positiva. Ti aspettavi questo bel riscontro?

Sicuramente non mi aspettavo che il corto avrebbe suscitato tante reazioni nel pubblico straniero: vederli ridere alla visione di determinate sequenze mi ha davvero sorpreso positivamente. In merito a ciò ringrazio l’intuito del mio sceneggiatore Giulio Pennacchi, con cui ho condiviso giornate di scrittura davvero appaganti. L’intento era quello di porre lo sguardo su una generazione di “Accattoni” contemporanei che, lasciandosi sopraffare dalle occasioni facili, si illudono spesso di poter dare una svolta alla propria vita, senza contare che c’è sempre da fare i conti con il destino, il karma, o qualunque altro nome gli si voglia dare. L’ottimo feedback praghese mi ha dato prova di quanto sia stato fondamentale bilanciare la soggettività del contesto narrato con l’universalità del sentimento: il mio intento è quello di far arrivare il mio mondo e le mie idee il più lontano possibile, rendendole fruibili a tutti.

 

In cosa si differenzia, questo corto, rispetto ai tuoi lavori precedenti?

Rispetto ai lavori precedenti “Tanto hai quanto speri” rappresenta, per me, una forte presa di coscienza sul mezzo ma, soprattutto, sull’importanza del percorso spirituale nella produzione di un progetto artistico. Attraverso l’organizzazione e la realizzazione dello stesso, l’intera squadra Threeab ha avuto la possibilità di vivere importanti esperienze, che ci hanno permesso di crescere umanamente, oltre che professionalmente: la scena realizzata con le famiglie Rom ne è il massimo esempio. Credo fortemente nell’importanza del valore esperienziale in un progetto creativo: penso sia la formula vincente per comunicare in modo diretto e sincero con chi guarda ma, soprattutto, per potersi concedere completamente all’opera.

 

Quella di Praga è la tua prima esperienza professionale all’estero, oppure hai già presentato altri tuoi progetti in ambito internazionale? 

In attesa di riscontro dai vari festival, sono onorato di aver presentato il cortometraggio in anteprima a Praga, in occasione di questa splendida manifestazione culturale: spero possa portarmi fortuna per il prosieguo del percorso nelle sale.

 

Che sensazione ti ha lasciato l’avventura praghese?

Ringrazio la fondazione Eleutheria e la docente Rufa, Genny di Bert, per averci dato l’opportunità di proiettare nello splendido Theatre Cinema Royal di Praga, dove arte e storia trovano il loro equilibrio. Sono manifestazioni che fanno bene ai giovani artisti: ci danno la forza di proseguire verso la montagna da scalare con tutto l’entusiasmo di cui abbiamo bisogno. La magica atmosfera della rassegna ci ha accolto in un abbraccio di intimità culturale davvero sorprendente, ha permesso confronti diretti con gli altri giovani autori e con il vasto pubblico partecipante, permettendo a tutti di vivere due serate ad alta intensità socio-culturale.

 

La tua formazione accademica è avvenuta presso la Rome University of Fine Arts e, in quell’ambito, è nato anche il collettivo THREEAB: qual è l’obiettivo e di cosa vi occupate, precisamente?

Threeab è una famiglia, oltre che un gruppo di colleghi che si sta cercando di affacciare nel mondo del cinema dei grandi con un bel biglietto da visita. Condividiamo emozioni e le trasformiamo in prodotti audiovisivi, collaborando in tutte le fasi creative, dalla nascita dell’idea alla distribuzione, uniti dall’ideale di poter crescere insieme e divenire a tutti gli effetti una casa di produzione indipendente. Pensare in grande per affrontare la scalata: le mie aspirazioni sono il frutto di scelte azzeccate (come la Rufa) e di incontri del destino (come Threeab), ormai parte della mia quotidianità. Il cinema mi ha cambiato la vita e reputo i miei “fratelli” di Threeab i compagni perfetti per questa splendida avventura.

 

Alla manifestazione “In Breve” hanno partecipato altri tuoi colleghi ed i corti presentati sono frutto di diverse collaborazioni all’interno del vostro gruppo. Di cosa trattavano gli altri lavori? 

Mi sono reso conto, durante le proiezioni, di come tutti i lavori fossero accomunati da uno sguardo deciso sull’essere umano, ho avuto il piacere di assorbirne le diverse visioni e i messaggi profondi che ne scaturivano. Del gruppo Threeab è stato presentato “Le Scale” di Adriano Ricci il quale, in un’atmosfera magica, scrive e dirige un musical basato su un dramma familiare che sta già avendo dei riconoscimenti importanti, così come “IOV” di Alain Parroni, il nostro “illusionista”, capace di mettere in scena il Polo Nord talmente bene da aggiudicarsi il “Best Italian Cinema Now” alla Settimana del cinema di Venezia 2017. Quella raccontata da Alain è la vicenda storica del dirigibile “Italia”, avvenuta nel 1928 e fallita con la caduta dello stesso, pochi mesi dopo, nel dispersivo polo nord.

Prodotti che vale la pena guardare, come tutti gli altri film che sono stati proiettati alla rassegna.

 

Hai qualche nuovo progetto in cantiere? 

C’è sempre qualcosa in cantiere: è il bello di questo mestiere! Hai un idea, pensi che sia la più bella del mondo e dopo 48 ore ne è rimasta solo una suggestione. L’idea diventa film quando si trasforma in ossessione, quando dentro di noi sappiamo che è l’idea giusta su cui contare. Sto scrivendo da tempo il mio primo lungometraggio, è un progetto che sta maturando piano piano nel tempo per poter essere girato quando sarà il momento adatto. Per il momento ho un corto pronto da girare al più presto e altre idee su cui sto lavorando: la cosa più importante è non fermare mai la macchina creativa. 

 

 

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